Edificata su un alto sperone dei Monti Lattari, a strapiombo sul mare aperto della Costa d’Amalfi, Rebellum, l’odierna Ravello, era già fiorente nella tarda antichità. Probabilmente risalgono all’epoca romana le prime evidenze architettoniche che nell’alto medioevo si tramuteranno in splendide dimore: tra queste un posto di grande rilievo spetta a villa Rufolo e villa Cimbrone. Entrambe le dimore sono strettamente collegate alle vicende storiche degli ultimi mille anni di storia di una delle città più straordinarie della provincia di Salerno: la Repubblica Marinara di Amalfi.
Per scelta o per ribellarsi al giogo del Doge d’Amalfi, alcune famiglie dell’aristocrazia locale, scelsero Ravello per la sua felice posizione naturale, in bilico tra cielo e mare. Era possibile il controllo delle vie di terra che la collegavano da un lato alla Valle del Sarno, dall’altro ad Amalfi, attraverso i valloni dei torrenti Regina e Dragone.
Un ruolo fondamentale assunse anche l’edificazione del Duomo nell’anno 1087, nella piazza centrale del Vescovado, da parte di Nicolò Rufolo, consacrato dal primo vescovo ravellese, Orso Papice. La storia cittadina raggiunse l’apice durante il XII ed il XIII secolo, basti pensare che Bernardo di Chiaravalle intorno al 1137 la ricorda come: “inespugnabile…opulentissima…tra le prime e nobili città…”. Come per gli altri borghi della costa, il processo lento di tracollo economico e politico fu segnato dalla dominazione normanna, fino a che nel corso del XVII secolo perse ogni potere. A partire però dalla fine del Settecento, il rinnovato interesse per l’amenità dei luoghi e le vestigia delle antichità classiche, da parte degli esponenti dell’aristocrazia di sangue, d’arte e d’intelletto, riportò lentamente Ravello sulla scena e sulle rotte del “Grand Tour d’Italie”.
Cominciarono a soggiornare, a godere del panorama e della salubrità dell’aria, celebri personaggi, musicisti e scrittori, tanto da riconsegnare Ravello a quell’Europa colta che stava riscoprendo l’Italia intera.